Sessualità e Sacramento

La Tradizione della Chiesa cattolica ha riflettuto sulla sessualità umana alla luce del valore procreativo ed unitivo della sessualità. Il valore procreativo a cui si allude è quello biologico, tra uomo e donna. La differenza biologica qualifica intrinsecamente il carattere unitivo della sessualità, per cui il valore della sessualità è vivibile “pienamente” solo nel Matrimonio celebrato sacramentalmente. Il fine “ordinato” della sessualità umana è dato dai due significati inscindibili della sessualità: quello unitivo e quello procreativo (cf Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2332).

È evidente che la sessualità si realizza pienamente e in modo ordinato (secondo il proprio fine) “dentro” il matrimonio sacramentale. Ogni esercizio della sessualità “al di fuori” di questo fine (valore procreativo ed unitivo vissuto in una relazione matrimoniale) viene considerato “dis-ordinato”. L’essere “dis-ordinati” non sono solo gli atti omosessuali (che non sono in se stessi biologicamente procreativi e il loro significato unitivo non realizza pienamente il significativo unitivo, dato che la differenza unitiva è modellata su quella biologica); ma anche gli atti di autoerotismo, ovvero la masturbazione: “Per masturbazione si deve intendere l’eccitazione volontaria degli organi genitali, al fine di trarne un piacere venereo. ‘Sia il Magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato’. ‘Qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità’. Il godimento sessuale vi è ricercato al di fuori della ‘relazione sessuale richiesta dall’ordine morale, quella che realizza, in un contesto di vero amore, l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana’”. (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2352)

Si comprende bene da questi testi del Magistero che la comprensione della sessualità è pre-giudicata da una identificazione tra sessualità e significato biologico della procreazione, tra sessualità e significato unitivo inteso alla luce del significato biologico della procreazione, tra sessualità e sacramento del matrimonio.

Gli atti sessuali realizzati “fuori dal matrimonio” sono “disordinati” (masturbazione e atti omosessuali), compiuti “contro” o “fuori” da “il fine” che è amore procreativo celebrato sacramentalmente tra uomo e donna. Masturbazione ed atti omosessuali sono contro-natura e dis-ordinati intrinsecamente. Il concetto di “natura” qui non è da intendersi in senso “biologico” (che riguarderebbe il dato studiato dalle scienze), ma la “natura” nel senso teleologico, cioè il significato “metafisico”, deontologico della natura. In base a questo pregiudizio, masturbazione ed atti omosessuali sono di per sé “in-sensati”, disordinati, e senza …(il) fine.

Per quanto riguarda l’attenzione pastorale alle persone omosessuali, alla fine, non si tratta di un attento ascolto della loro esperienza concreta così come viene da loro vissuta, cioè come viene vissuta la sessualità, per mettere in questione il pre-giudizio menzionato.  Tantomeno, per ascoltare cosa le scienze, biologiche ed umane, ci dicono della sessualità umana, prima di ogni interpretazione “metafisica” e “morale”. 

Questo tipo di identificazione tra sacramento e sessualità avviene anche per il celibato sacerdotale. Poiché la sessualità è finalizzata al matrimonio, ai candidati al sacerdozio deve essere richiesta la rinuncia a realizzare la sessualità (sia con atti di masturbazione, sia con atti omo– ed eterosessuali), poiché non è lecito per la dottrina della Chiesa cattolica esercitare alcun atto sessuale al di fuori del matrimonio.

La sessualità, quindi, è compresa strettamente alla luce di questi due sacramenti, ordine e matrimonio. Potremmo dire (!), la sessualità viene “detta” nel sacramento del matrimonio (valore affermativo/catafatico); la sessualità viene “non detta” nel sacramento del ministero ordinato (valore negativo di rinuncia per il regno dei cieli/apofatico di unione mistica con la Chiesa, corpo di Cristo).

Per superare questa indebita identificazione (sessualità = sacramento del matrimonio) è necessario, a mio avviso, innanzitutto dare rilevanza alla comprensione del piacere nella sessualità umana. In tal senso, interessante lo studio di Shaji George Kochuthara, The Concept of Sexual Pleasure in the Catholic Moral Tradition, Tesi Gregoriana, Serie Teologia n. 152, Editrice Pontificia Università regoriana, Roma 2007. Un altro passo importante sarebbe che la Chiesa cattolica inizi ad ascoltare le scienze biologiche e quelle umane per apprendere ciò che ci dicono sulla sessualità umana, per non appiattirne la lettura in modo pregiudiziale, con la pretesa di leggere correttamente il dato (l’essere sessuale dell’umano) con il dover essere della Morale e il concetto di “natura” della concezione metafisica. Ascoltare, per poter così ri-leggere e ri-pensare la sessualità nella vita cristiana di tutto il popolo dei fedeli, e in particolare dei consacrati religiosi e dei ministri ordinati.

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