Speculum dei

Tutte le cose sono Dio, perché in Dio.

Non perché vi sono infiniti e piccoli “déi” (panteismo) ma perché tutte le cose rispecchiano l’unico Dio.

Sono il riflesso, l’immagine, dell’unico volto.

Tutte le cose ed ogni cosa è Dio; non perché Dio si moltiplica in tante divinità (panteismo) ma perché lo stesso Dio, il suo stesso essere e pensiero, è riflesso nell’infinità del creato.

Il creato è uno specchio. Nulla “ha” di proprio di ciò che rispecchia, ma “è” tutto ciò che rispecchia. Dio stesso.

Proprio perché il creato è come uno specchio, nella sua essenza il creato è pura relazione-a (Dio).

Ritornando all’immagine della donna, nello specchio non c’è la donna (!) così come nel creato non c’è Dio. Ciò che c’è nello specchio è l’immagine speculare della donna. L’immagine “appare” nello specchio perché lo specchio “riceve” ed “accoglie” la realtà della donna nella sua immagine.

Se questo specchio fosse rotto o completamente opaco, l’immagine “non apparirebbe” ma ciò non vuol dire che non ci sia l’immagine. In un altro specchio “apparirebbe” l’immagine. Lo specchio, dunque, è condizione dell’apparire dell’immagine ma non del suo essere. Lo specchio è condizione dell’esser”ci” dell’immagine.

Questa “ricezione” dell’immagine possiamo chiamarla “somiglianza”. Lo specchio, dunque, fa sì che “ci” sia l’immagine. Senza specchio, nessuna immagine “ci” sarebbe, ma non vuol dire che nessuna immagine sarebbe. Solo la ricezione e l’apparire dell’immagine sono permesse dallo specchio ma non l’essere dell’immagine. L’essere dell’immagine, infatti, non è data dalla ricezione di essa ma dalla presenza della realtà della donna. Senza la donna, nessuna immagine.

Tradotto in termini teologici. Dio (cf la donna) è la sua presenza (= immagine). La presenza di Dio è l’immagine di Dio (genitivo soggettivo). Dio e/è la sua immagine. Una cosa sola con la realtà di Dio benché formalmente distinti.

Dio si rispecchia nel creato dunque è presente ma “vi” è presente solamente quando il creato lo riceve e lo accoglie. L’immagine di Dio (o la Sua presenza) solo “impropriamente” può essere detta l’immagine dello specchio. Questa immagine è solamente la ricezione della immagine di Dio. Cioè è la sua somiglianza.

Quando diciamo che in questa esperienza o persona “c’è” Dio, non si vuol dir altro che questa creatura o situazione contingente creata “assomiglia” all’immagine di Dio. L’uomo Gesù “assomiglia” al Verbo. In lui “c’è” il Verbo, in lui “appare” il Verbo di Dio. Ma Gesù non è il Verbo, così come la somiglianza non è l’immagine. L’umanità di Gesù non è la divinità del Verbo! La presenza di Dio – che è il Verbo/Immagine – “appare” ed “è rivelata” quando il creato lo riceve ed accoglie. Quando nella storia dell’umanità viene percepita, ricevuta e vissuta da “qualcuno”.

Questo “qualcuno” rende presente – possiamo dire “incarna” – la presenza di Dio (genitivo soggettivo).

Verbum caro factum est.

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