Fede e ragione: due facoltà?

La mia tesi è questa:

Fede e Ragione non sono “due” facoltà dell’uomo credente. C’è solo la ragione (logos) divina. La ragione “umana” è la prospettiva del finito che comprende “nel finito” se stesso e l’infinito, determinandolo. La fede è la partecipazione della ragione “umana” alla ragione “divina”, essendo compresa dall’infinito. Nella fede la ragione umana si comprende “nell’/dall'” infinito, co tuti i suoi oggetti: il creato e l’increato.

Dunque, ci sono due modi di intendere il rapporto tra fede e ragione. Uno estrinseco; l’altro intrinseco.

Estrinseco. Una, la ragione (LOGOS), è “dell’uomo, della natura umana”; l’altra, la fede, è grazia e dono di Dio. Due doni di Dio, poiché sia la ragione creata che la fede donata, provengono entrambe “da Dio”. Questo modo di intendere fede e ragione è estrinsecistico, giustapposto: C’è la ragione; e poi c’è la fede.  

Intrinseco. La ragione, cioè il Logos, è Logos “divino”, originariamente “di Dio”. È il “suo” logos. Il Logos di Dio (genitivo “soggettivo”). Se con Dio intendiamo l’Assoluto, possiamo dire che il “logos di Dio” (gen. soggettivo) è il logos, la ragione dell’assoluto. Che cosa è il Logos: la ragione dell’assoluto.

Chiediamoci ora: cosa è la “fede”? La fede è “logos”. Lo stesso “logos” di Dio. La fede non è qualcosa d’altro. La fede non è altro che il logos umano, la ragione umana che partecipa della vita, dell’essere di Dio. Sinonimo di “partecipazione” è “grazia”. Dunque, la fede è la ragione che partecipa della ragione divina. Il logos “umano” è irradiazione/partecipazione del logos “divino”. In tal senso la ragione è “grazia”, la ragione è “fede”. La fede, infatti, è “partecipazione” della vita dell’Assoluto, cioè Dio. Partecipazione nello specifico del “logos”. La fede è partecipazione al pensiero dell’Assoluto. In tal senso, il “credente” è assimilato alla ragione divina.

Ora, la fede così determinata – come ragione che partecipa del logos assoluto – non ha specifici “contenuti” se non quelli “propri” della ragione. Ovvero, la ragione “umana” è la facoltà del riconoscimento della realtà come “determinata”. La realtà, infatti, ha due aspetti. Il suo aspetto “determinato” (l’ente) e il suo aspetto in-determinato: il “non” ente, niente, dunque l’Essere. L’Essere è l’aspetto indeterminato dell’ente (e della loro totalità). Tale aspetto “in-determinato” è lo sfondo entro cui gli enti come tali “appaiono”. La ragione umana è la facoltà della “determinazione” dell’ente. La fede, come partecipazione alla ragione divina, non “aggiunge” altri contenuti ma com-prende o legge questi stessi (gli enti) nell’orizzonte dell’in-determinazione, ovvero dell’Assoluto. La fede, quindi, non sa “più” cose della realtà (creata e increata). La fede è la stessa facoltà della ragione che sa le cose della realtà (creata ed increata) nell’orizzonte indeterminato dell’Assoluto.

È importante distinguere la ragione dell’Assoluto (genitivo “soggettivo”) dalla ragione dell’Assoluto (genitivo “oggettivo”). Questo secondo momento, quello “oggettivo”, è la “determinazione” della ragione “umana” – prescindendo dalla sua partecipazione alla ragione assoluta – dell’Assoluto. È il tentativo della ragione umana di determinare l’Assoluto con concetti, immagini e simboli. La ragione dell’Assoluto (Gen. Ogg.) si distingue dalla ragione dell’Assoluto (Gen. Sogg.) come il “determinato” (ente) che si distingue dall’”in-determinato” (Essere). “Dio” (indeterminato) si differenzia da “il Dio”, oggetto della ragione che riflette sull’Assoluto che partecipa del suo logos. “Il Dio” non è “Dio”. Dio (divinità) è “oltre” … “il Dio”.

Avere la mente di Dio – ciò che Paolo chiama la “nous tou Christou” – significa comprendere Dio e il creato nella loro originaria struttura “pan-en-teista”. Comprendere la realtà (creata ed increata) dalla prospettiva dell’Assoluto (sub specie dei).

Cosa si intende per “speculativo”. La parola “speculazione” richiama lo “speculum”, lo specchio. Lat. specŭlum, der. di specĕre ‘guardare’ da cui deriva anche spècie, dal lat. species, propr. “aspetto, forma esteriore”. Lo speculativo è colui che viene “assimilato” alla forma divina, trasformato nella specie divina. Il credente è il vero” speculativo. Divinizzazione della ragione umana a quella divina.

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