- Non possiamo conoscere il mondo come è in se stesso. Ciò che noi conosciamo è l’aspetto fenomenico.
- La fisicalità del mondo è ciò che noi conosciamo della nostra esperienza del mondo attraverso delle rappresentazioni percettive.
- Questi fenomeni rappresentano le interazioni del mondo.
- I fenomeni del mondo o contenuti (rappresentazioni) di esperienza – non hanno esistenza indipendente.
- I contenuti di esperienza “sono” perché esperiti e rappresentati. Non esistono fenomeni al di fuori dell’esperienza. Così come non ci sono colori al di fuori della luce.
- Massa, energia, moto non sono proprietà indipendenti della materia ma rappresentazioni delle qinter-azioni tra i fenomeni o contenuti di esperienza.
- Non si dà esperienza di un mondo “esterno” indipendente dall’esperienza che ne abbiamo. Ciò sarebbe incoerente. La distinzione “interno” (mente che conosce) ed “esterno” (mondo che la mente conosce) è una astrazione dall’immediata esperienza che si dà un mondo. Io sono mondo.
- La fisicalità del mondo rinvia all’apparire e all’esperienza del mondo ma non alla natura del mondo.
- La realtà ultima del mondo per sua definizione non può essere fisica, poiché ciò che è fisico è rappresentazione dell’esperienza e questa è condizionata dalla consapevolezza che sperimentiamo qualcosa.
- L’immediata consapevolezza che sperimentiamo qualcosa è il riflesso della pura consapevolezza che avvolge e permea ogni cosa e rende possibile l’apparire di un mondo.
- Il mondo non è consapevole ma sussiste nella pura consapevolezza. La consapevolezza cosmica – dunque – è il riflesso della consapevolezza assoluta, detta in altri termini Mente di Dio o Pura Consapevolezza.
- La Mente di Dio (metafora) è come il sole, mentre il cosmo (dall’inorganico al senziente, al cosciente e all’autocosciente) è come la luna che riflette la luce (consapevolezza, spirito di Dio). La luce delle cose non è “propria” ma “donata” o “creata”. Per questo Genesi (1,3) dice che la prima cosa creata fu la Luce.
- Le cose non sono lucenti o consapevoli in se stesse ma “sono” nella Mente di Dio, nello Spirito di Dio. Il loro essere è “ek-sistere”. Essenza partecipata.
- La luce che il mondo riflette e la consapevolezza che la mente avverte e percepisce anche nella meditazione sono il riflesso della Pura Consapevolezza.
- “Ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto” (1Cor 13,12). “Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Gv 3,2). Nel compimento escatologico (risurrezione o risveglio) passeremo dalla riflessione speculare alla visione “faccia a faccia”, anzi – come dice il discepolo amato – diventeremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è. Lui e noi una cosa sola.
Mese: luglio 2022
Quando nulla è come appare
Carlo Rovelli ha riconosciuto ormai da trenta anni che le cose fisiche, le entità fisiche non hanno un’esistenza autonoma non sono assoluti, ma sono create dalla misurazione.
Le cose non c’erano prima che vengono misurate. Tuttavia, il fisico teorico Rovelli non accetta l’idea che vi sia uno strato “non fisico” di realtà sottostante quello fisico, perché per lui la fisicità è tutto ciò che c’è. Quindi se la fisicità è tutta relativa, allora non ci può essere qualcosa oltre la relatività fisica delle interazioni. Non c’è “qualcosa” a cui si riferisce la relatività, non c’è una sostanza. Seguendo il filosofo buddista Nagarjuna, Rovelli afferma che dietro alla relatività delle interazioni c’è … nulla. È il principio dell’anatta, impermanenza della sostanza, del soggetto. L’intera realtà è relativa e processualità, in movimento, senza che ci sia “qualcosa-che” si muova.
Secondo Bernardo Kastrup questo assunto di Rovelli è “incoerente”. Come può muoversi qualcosa se non c’è ciò/chi si muove? Come si può dire che c’è interazione senza che ci siano soggetti che inter-agiscono? Queste sono le due obiezioni fondamentali che Kastrup presenta alla teoria relazionale della Fisica Quantistica di Rovelli. Questa visione “rovelliana” trova nel pensiero di Nagarjuna – monaco buddista del III d.C. – un punto di appoggio fondamentale. Il nulla alla base della relatività. Teniamo ben presente che non è il nulla inteso come “vuoto” (grembo delle potenzialità). È il nulla nel senso radicale. Se la realtà, le cose sono nodi di inter-azioni, nel momento che “sciogli” il nodo dalle interazioni, non c’è più nulla.
Nel pensiero di Rovelli, quindi, ci sarebbe una commistione di fisica (quantistica), filosofia e spiritualità. Secondo Kastrup, Rovelli usa indebitamente e male la filosofia (cfr. le incoerenze filosofiche della sua teoria) e la spiritualità “di Nagarjuna per giustificare il fisicalismo della sua teoria relazionale. Tale commistione indebolisce la posizione di Rovelli nel punto centrale: Qual è la natura della realtà?
I tre approcci – scienza, filosofia e spiritualità – servono a Rovelli per confermare il proprio pregiudizio fisicalista, saltando da una barca all’altra. Mi sembra condivisile la critica di Kastrup su questo punto. Anch’io confermo questo quando dialogo con i cosiddetti scienziati che noncuranti dei loro pregiudizi “metafisici” accusano i filosofi di essere “astratti” e “pregiudiziali”. Almeno i metafisici giocano allo scoperto; questi scienziati nascondono i loro pregiudizi. Il metodo della scienza è sperimentale; della filosofia è teorica; della spiritualità è introspettiva. I tre metodi vanno distinti, benché intendano un’unica e medesima realtà.
A Bernardo Kastrup direi che la realtà assoluta “meta-fisica” non è sostanza (soggetto), ma relatività assoluta, mentre l’“inter-azione” ne è l’espressione “fisica”. I soggetti (relata) emergono dalla connettività relativa che è consapevolezza. La Mente ovvero Logos è legein, connessione, pura relazionalità. La relatività assoluta (accessibile all’indagine e ricerca filosofica e metafisica) si esprime nell’interazione (accessibile all’esperienza “esterna” e “quantificabile” della ricerca scientifica) e nella conoscenza di sé (accessibile all’introspezione) e del Sé cosmico o Mente divina (accessibile nella meditazione e contemplazione).