Dieci tesi del Monismo relativo

L’aspetto epistemologico del Monismo relativo

  1. Il principio fondamentale è che solo il simile conosce il simile.
  2. Ne segue che l’infinito conosce l’infinito e che l’infinito possa conoscere solamente l’infinito. L’infinito non può conoscere il finito in quanto finito. L’infinito può conoscere il finito solamente in quanto infinito.
  3. Perché l’infinito conosca il finito come finito, è necessario che l’infinito diventi finito. Solo a questa condizione, dunque, è possibile che l’infinito conosca se stesso come finito. Ciò implica che l’infinito possa conoscere se stesso come finito, se diventa finito. Il divenire finito dell’infinito è condizione necessaria perché l’infinito conosca se stesso come finito.  
  4. Una volta che l’infinito sia divenuto finito, l’infinito può conoscere se stesso come finito e il finito conoscersi.
  5. Il finito può conoscersi in quanto finito, solo se è data già una previa conoscenza dell’infinito. Originariamente è data previa conoscenza di Qualcosa che non è né finito, né infinito. Dire anche “Qualcosa” è improprio e inesatto. Si tratta dell’originaria realtà non-duale, per cui ogni determinazione o definizione di essa, la trasgredisce, cioè l’oltrepassa.  
  6. Se il finito non è “altro-che” (non aliud) l’infinito divenuto tale, definendosi come finito, ne segue che “il finito” – che si conosce come finito – non è altro-che l’infinito che è divenuto finito e come finito si ri-conosce.
  7. Infatti, perché il finito conosca se stesso come finito, è necessario che vi sia una pre-conoscenza ovvero una conoscenza “previa” dell’infinito.  Solo così il finito conosce se stesso “come finito”. Il finito riconosce se stesso come “finito” se già gli è data una “pre”-conoscenza dell’infinito, in cui il finito si conosca finito ma nell’infinito. Senza questa previa conoscenza dell’infinito, il finito non riconoscerebbe se stesso come finito ma non si riconoscerebbe affatto come tale.
  8. Ripetiamo. L’infinito conosce se stesso come finito, solo se l’infinito diventa finito. Divenuto finito l’infinito, cioè definendosi, l’infinito conosce se stesso come finito. Ma perché a sua volta il finito possa ri-conoscersi come finito, è   necessaria una previa conoscenza di sé dell’infinito, cioè una conoscenza di sé (finito) nell’infinito.  Tale preconoscenza dell’infinito che permette al finito di ri-conoscersi come finito si presenta come una condizione di apertura del finito all’infinito. Questa apertura del finito all’infinito rende presente in modo implicito e incoativo la conoscenza che l’infinito ha del finito in quanto infinito.
  9. La conoscenza che l’infinito ha del finito in quanto infinito è conoscenza del “proprio” simile, ovvero la condizione di possibilità perché il finito sia conosciuto come infinito è che il finito non sia altro-che (non aliud) l’infinito.
  10. Parlare di “somiglianza” implica indicare tra due realtà un’identità e una differenza. La somiglianza tra infinito e finito implica una differenza che non è “ontologica” ma “epistemologica”, mentre un’identità ontologica tra infinito e finito.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...