Causalità e Correlazione

Confondere la correlazione con la causalità è un errore noto nella scienza, come l’errore del “cum hoc ergo propter hoc”. Se gli stati mentali sono correlati agli stati cerebrali, ci sono almeno quattro opzioni logiche:

  1. Il cervello causa la mente (questa è l’opzione paradigmatica);
  2. La mente causa il cervello;
  3. Sia gli stati cerebrali che quelli mentali sono causati da un terzo processo trans-materiale sconosciuto;
  4. La correlazione illustra uno schema, non una causalità.

Supponiamo che si stia guardando attraverso una fessura in una recinzione. Dall’altra parte, un serpente corre lungo il recinto. Attraverso la fessura si vede prima la testa del serpente, poi la coda del serpente. Ogni volta, la coda segue la testa. Concludete dunque che la testa causi la coda? O viceversa? No, la correlazione tra coda e testa è semplicemente la conseguenza di uno schema più ampio (vale a dire, la forma del corpo del serpente), non di una causalità locale.

Secondo l’opzione 4, gli stati cerebrali e gli stati mentali sono correlati tra loro semplicemente perché sono entrambi parte di una realtà trans-materiale che non possiamo vedere completamente, nello stesso modo in cui non possiamo vedere l’intero corpo del serpente in una volta attraverso la fessura nella recinzione.

4 pensieri riguardo “Causalità e Correlazione

  1. rileggendo questa parte di un articolo , mi sono ritrovato a comprendere come la correlazione illustra uno schema, non una causalità.

    L’universo non è che una costellazione di punti d’osservazione che si relazionano gli uni agli altri. Più precisamente, nella teoria di Rovelli, non si danno stati fisici indipendenti dall’osservatore, né valori delle quantità fisiche che risultino indipendenti da questo. Il reale è relazionale: uno stesso sistema fisico ha uno stato relativo a un dato osservatore e uno stato diverso rispetto a un altro osservatore. Al netto dell’istinto pavloviano che associa la parola “osservatore” a qualcuno che osserva e prende appunti, Rovelli utilizza questo termine per riferirsi a qualsiasi sistema fisico che interagisca con un altro sistema fisico. Un osservatore, in altre parole, è un quadro di riferimento che assegna stati e valori nel corso di un’interazione.

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  2. Faggin dice che la mente/consapevolezza causa il cervello/materia. Avrei alcuni interrogativi che se potessi gli vorrei porre e pertanto scrivo qui:
    1) se non è la materia a generare la coscienza ma il contrario, e se la coscienza sopravvive dopo la morte, allora la mia coscienza, la coscienza di tutti, è anche PRE-ESISTENTE al mio corpo, oltre che a potergli sopravvivere?
    2) se la coscienza non è generata dalla materia, come mai quando si ha una sincope (“svenimento”) , o quando si è sotto anestetico o sotto certe droghe, si perde la coscienza?
    3) Faggin in una relazione presente su youtube e svoltasi ad Isola Vicentina, si esprime a favore della reincarnazione, ma se è la reincarnazione a rappresentare la continuità della coscienza e il suo perdurare oltre la materia, nella reincarnazione in realtà la coscienza semplicemente va ad inabitarsi in un’altra materia, quindi di fatto ne rimane dipendente…

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    1. Cara Francesca,
      1. La coscienza (preferisco parlare di consapevolezza) sopravvive dopo la morte ma non come “mia” consapevolezza “separata” ma consapevolezza cosmica. La consapevolezza cosmica è eterna e pre-esiste alla “mia” consapevolezza come l’oceano pre-esiste alle sue onde. Il corpo è l’immagine della consapevolezza. È ciò che fa “mia” e rappresenta come”mia” la consapevolezza cosmica. La consapevolezza cosmica è infinita poiché comprende tutti i modi finiti in cui questa si conosce. La consapevolezza cosmica o Mente infinita di Dio si conosce come “infinita” in ogni consapevolezza “finita” ma si conosce come “finita” nella rappresentazione che la consapevolezza cosmica ha di sé in “un” corpo. Essendo in “un” corpo la consapevolezza (cosmica) viene rappresentata come “mia” consapevolezza. Tale rappresentazione è il modo con cui la consapevolezza finita conosce se stessa e la consapevolezza infinita come “separate”.
      2) La consapevolezza è come l’elettricità di una lampadina. Se la lampadina è difettosa o rotta, non significa che “non” c’è elettricità, ma che non che la lampadina non ha i fili ben collegati. Quando qualcuno perde coscienza, o la sua consapevolezza è assente (capita anche nel sonno), significa solo che il corpo non ci fa accedere alla consapevolezza in cui siamo.
      3) Re-in-carnazione significa che consapevolezza “appare” in un corpo e poi in un altro. La reincarnazione non rappresentare la continuità della coscienza e il suo perdurare oltre la materia, ma la continuità della rappresentazione del corpo che non è più “mio” ma di un altro corpo. La continuità della consapevolezza non è data dalla reincarnazione poiché la consapevolezza è eterna.

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      1. Caro don Paolo,
        innanzitutto grazie per la pronta risposta.
        Chiarissimo il punto tre, ma in realtà chiarissime anche le tue risposte ai primi due miei interrogativi, solo che a questo punto mi chiedo in cosa si possa sperare per quella che chiamiamo vita dopo la morte. Sai meglio di me che la chiesa ci insegna a sperare in una vita personale, dove il mio io, l’io delle singole persone, non si dissolve in un Tutto. E del resto anche i Novissimi (sui quali si potrebbe anche aver molto da dire e soprattutto da ridire) perdono completamente di senso se l’Io individuale dopo la morte non permane ma si dissolve nell’Io-Tutto. Il sistema “premio-castigo” non “funziona” più. Premesso che per me infatti non dovrebbe proprio esistere questo sistema basato sull’idea di premio e castigo divino (ma per motivi che esulano dal tema di cui stiamo trattando, quindi glisso), rimane il fatto che se la mia auto-coscienza, o consapevolezza come preferisci dire, dopo la mia morte sarà esattamente come quella che ho durante un’anestesia totale (di fatto non si vive, non si “esiste” durante l’anestesia profonda), in parole povere dopo la morte sarà il nulla, e penso che questo sia terribile. Non credo interessi a nessuno la speranza in una “vita-dopo-la-morte” in cui la propria consapevolezza personale verrà immersa in quella cosmica perdendo il senso dell’Io (e di conseguenza fra l’altro anche le relazioni con le persone care). Spero davvero che non sia così, perchè PRIMA della mia nascita anche se esisteva la Consapevolezza Cosmica, io ero il nulla, e se il DOPO vita è come il PRIMA, allora sarà il nulla e niente altro che il nulla. Mi fa rabbrividire. O forse non ho capito bene il discorso di Faggin (non molto diverso poi da quello di Robert Lanza o di Roger Penrose, se non erro).
        Ti ringrazio se vorrai darmi conferma di quanto ho capito o spiegazioni ulteriori e buone feste!

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