
Tesi: Il principio dell’incarnazione non è statico o astratto, ma dinamico e sempre singolarissimo. Si adatta ad ogni momento. Allo stesso tempo, le forme di questa incarnazione si differenziano e anche si contrastano. Una forma di incarnazione può “tradire” piuttosto che “tramandare” (stessa parola in latino “tradere”) l’evento di Gesù, Parola di Dio.
L’incarnazione non è solo un fenomeno di adattamento (ad un tempo, cultura, visione del mondo) ma è un fenomeno anche “critico”, cioè è una forma che discerne. L’istanza della incarnazione è di “adattamento” e di “crisi”. Le forme che sono cariche di adattamento e di crisi esprimono la dinamica della incarnazione. Appare un “oltre” nel modo di adattarsi che è qualificante l’evento di incarnazione.
Senza questi due aspetti, l’evento continuo di incarnazione diventa o mondano, e l’oltre (si può chiamare “mistero”, o dimensione del “sacro”, oppure semplicemente “eccedenza”) si riduce a “nulla”, oppure l’oltre è talmente “altro” che diventa “indicibile” cioè “nullo”. La distinzione tra Cristo e Anti-Cristo può aiutare. Cristo sta all’Anti-Cristo come la forma critica di incarnazione sta alla indifferenza forma acritica di essa.
Anti-tesi (Francesco V. Tomasi): Credo che il richiamarsi esplicitamente al Vangelo, anche in forma provocatoria, sia già di per sé una forma “critica”, perché “sceglie” il Vangelo come punto di riferimento e di confronto. L’unico discrimine poi che abbiamo per distinguere tra forma “critica” e “indifferenza” credo sia l’amore. E nella messa in scena queer c’è la rivendicazione dell’eccedenza del principio dell’amore su quello della legge umana.
Sin-tesi: qui appare chiaramente un modo “debole” di intendere la “trascendenza” nella fenomenicità storica, piuttosto che “forte” di una trascendenza che “interrompe” dall’alto il fluire del tempo, inserendo “un” evento storico (Gesù di Nazareth) tra gli altri eventi, con la pretesa (!) di farne criterio universale di tutti gli altri eventi storici (il Cristo), al punto da voler giudicare così lo stesso fluire del tempo. Credo, invece, che è la “tensione” (Gesù “diventa” il Cristo) nella storia e non la “pretesa” sulla storia (Gesù “è” il Cristo) che fa apparire la trascendenza come “trascender-si” continuo. Diventare-Cristo.
Sin-tesi (Francesco V. Tomasi): l’evento dell’incarnazione è il paradigma (la rivelazione) della negazione di una trascendenza separata dalla storia (del “sacro”) e l’affermazione invece dell’immanenza del divino nella storia. Proprio e solo così si può salvaguardare anche la assoluta irriducibilità del divino al creato, ossia il non poterlo mai identificare, categorizzare o nominare in termini creaturali (cosa che invece pretende di fare la religione quando afferma che ci sono rappresentazioni sacre o blasfeme).