Lettera alle parrocchie del vescovo Franz-Joseph Overbeck di Essen (Germania),
La lettera della Congregazione per la dottrina della fede sulla questione della benedizione delle unioni omosessuali sta suscitando reazioni dentro e fuori la Chiesa cattolica. Ho ricevuto molti feedback da moltissimi credenti impegnati e soprattutto da pastori che sono indignati per la valutazione dell’omosessualità espressa in questa lettera. Le persone con un orientamento omosessuale si sentono offese e ferite. Le reazioni molto massicce all’interno della nostra diocesi, in Germania e oltre, mi toccano moltissimo. Diventa più che chiaro che la semplice ripetizione della precedente posizione del Magistero e della sua valutazione dell’omosessualità in base alla legge naturale non è più compresa e nemmeno più accettata ai nostri giorni. Al contrario: sta accelerando la drammatica perdita di credibilità e plausibilità della morale sessuale cattolica, anche tra i credenti con i più stretti legami ecclesiali. I tanti segnali pubblici delle parrocchie e soprattutto di molti pastori esprimono un aperto rifiuto delle posizioni del Magistero, che non può più essere ignorato.
L’insegnamento della Chiesa richiede quindi con urgenza una visione più ampia della sessualità umana. I progressi nell’apprendimento e nella conoscenza degli ultimi decenni nel campo di molte scienze umane e, ultimo ma non meno importante, le esperienze della pastorale quotidiana devono essere integrati molto più profondamente nell’insegnamento della Chiesa rispetto a quanto accadeva prima. Con tutto il rispetto per la Sacra Scrittura, il Magistero e la Tradizione, l’obiettivo qui è quello di intendere i segni dei tempi, che, fin dall’inizio del cristianesimo, aiutano a comprendere l’intera tradizione come un evento vivente. Risposte semplici, inequivocabili e senza tempo raramente rendono giustizia alla vita umana e alla storicità di ogni conoscenza. Non dobbiamo quindi soccombere alle tentazioni fondamentaliste nella Chiesa. Vi ricordo anche espressamente le importanti informazioni provenienti dalla ricerca scientifica sulla violenza sessuale, che attira con urgenza l’attenzione sul fatto che anche una visione ristretta della sessualità umana fa parte del terreno fertile per la terribile storia di abusi nella nostra chiesa.
Apprezzo la raccomandazione del nostro Papa Francesco, che sottolinea ripetutamente, ed invita a promuovere discernimento, su tutte le questioni della vita, assumendo prospettive diverse e astenendosi da giudizi e valutazioni affrettati. L’atteggiamento di fondo si basa sul fatto che la presenza di Dio si manifesta in tutti i tempi e in tutte le situazioni della vita, e realizza dovunque ciò che è veramente buono e umano. Ciò accade soprattutto in tutte le relazioni – rispettose e amorevoli – che le persone intrattengono tra loro.
C’è bisogno di una rivalutazione seria e profonda dell’omosessualità nella nostra chiesa, in modo che possa giungere alle molte persone con un orientamento omosessuale una liberazione da immense storie di sofferenza, passate e presenti. Moltissimi di loro portano – insieme ai loro familiari – innumerevoli ferite che non sono ancora guarite. Questo cambiamento è atteso da tempo, e deve prodursi anche indipendentemente dalla delicata questione del riconoscimento ecclesiale delle relazioni e delle unioni tra persone dello stesso sesso.
Il Concilio Vaticano II dice di un simile approccio: “Chi, con modestia e tenacia, cerca di indagare i misteri della realtà, anche se non ne è consapevole, è guidato dalla mano di Dio che porta tutta la realtà e la inserisce nella propria essere” (GS 36). I gay cristiani capiscono che le loro vite sono giustamente considerate una sequela di Cristo e si realizza in relazioni di amore fiducioso e reciproco.
Ecco perché il desiderio di benedire queste relazioni mutue rimane comprensibile, perché vogliono rispondere liberamente e responsabilmente alla formazione della propria vocazione battesimale nella vita della chiesa. Nel citato documento vaticano, questa possibilità è totalmente rifiutata al presente.
Molte attuali scoperte teologiche e delle scienze umane, ma anche la fede testimoniata da credenti, vanno in una direzione diversa. È necessario riconoscere la persona nella sua interezza e considerare la sua sessualità al di fuori di questa realtà personale. La sessualità è una parte inseparabile della sua identità, soprattutto quando le persone vivono la propria sessualità in modo responsabile e con assoluto rispetto della dignità dell’altro nelle relazioni.
In questo contesto, la nostra situazione attuale, caratterizzata da tensione, deve essere vissuta come un mandato e un incentivo a continuare a cercare modalità e concetti appropriati nella cura pastorale che aiutino i cristiani omosessuali a rimanere in contatto con la nostra chiesa perché come battezzati sono parte di essa.
Le celebrazioni di benedizioni di coppie omosessuali svolgono soprattutto un ruolo importante in questo contesto e queste sono la risposta alla cura pastorale delle persone colpite.
Bene-dire il bene di una vita non assomiglia a un matrimonio, ma è un segno di accompagnamento, ed è “nel nome della chiesa”, in quanto Dio è presente in questa relazione. Non dobbiamo rompere questa “porcellana delicata” nelle persone credenti, ma piuttosto rafforzarle nelle loro relazioni fruttuose e benefiche.
19 marzo 2021