
Stiamo vivendo un’epoca non solo di cambiamenti (Papa Francesco), ma un tempo che esige una trasformazione nel modo di pensare e vivere la religione. La coscienza di fede delle nuove generazioni risulta essere sempre più secolarizzata, agnostica e indifferente: come e quale Dio annunciare? Allo stesso tempo la mistica e le recenti scoperte scientifiche (fisica quantistica e neuroscienze) ci dischiudono una visione della realtà che nel suo più profondo è quanto mai connessa e consapevole di se stessa. Siamo nell’era del post-teismo.
A differenza dell’ateismo dei secoli scorsi, il post-teismo non rifiuta qualsiasi trascendenza ma solo quella di un Dio assolutamente separato dal mondo che interviene dall’esterno per salvarlo (teismo). Il cosmo non è fuori, ma è in Dio (panenteismo). Come comprendere le verità della fede cristiana a partire da questa “aggiornata” (Deus 2.0) prospettiva teologica? Lo scopo di questo libro in novi capitoli è quello di intraprendere un esercizio di inter- e trans-disciplinarietà, integrando nel cammino di ricerca l’aspetto teologico, scientifico e mistico dei vari saperi ed offrire una proposta di rilettura della fede cristiana dal punto di vista del post-teismo.
Cosa è il post-teismo? Nel libro ne parlo diffusamente, cercando di articolarlo nel ripensare i contenuti della fede cristiana. Una prima risposta è che il post-teismo realizza quanto già l’a-teismo aveva già tentato di fare, cioè negare il Dio della religione. Tuttavia, quello è stato un tentativo parziale di negazione, perché di fatto ha negato una immagine – appunto quella teista di Dio – ma non la realtà di Dio come fondo o sfondo originario della realtà. Il post-teismo si confronto con l’immagine teista di Dio, in cui Dio viene compreso come “fuori” e “separato” dal cosmo e viceversa il cosmo è qualcosa di “esterno” e “fuori” di Dio.
Nel primo capitolo (Credere in Dio senza Dio) mi intrattengo a criticare questa immagine di Dio, in particolare le sue caricature. Facendomi aiutare da Dietrich Bonhoeffer con la sua critica del Dio tappabuchi, cioè di un Dio tutore dell’uomo, abbozzerò quella che chiamerei una spiritualità post-secolare, attingendo alla tradizione della mistica ebraica ma anche alle questioni che stanno impegnando filosofia, fisica quantistica, neuroscienze e e teologia sul significato che ha nell’ambito di questi saperi il concetto di “materia”. Per ripensare le grandi questioni dell’origine dell’universo, della struttura della realtà e del problema del male è indispensabile e inevitabile un cambiamento di paradigma nell’immagine tradizionale di Dio. Pertanto è giunto il momento – alla luce dei fruttuosi studi esegetici, storici e archeologici della Bibbia – accostare il testo sacro della fede cristiana in modo nuovo, con la consapevolezza del carattere pienamente umano di questo libro, scritto per l’appunto da uomini, ma allo stesso tempo espressione di quello Spirito di Dio che continuamente muove la consapevolezza umana a trasformarsi in quella realtà ultima – a fondamento di tutte le cose – che è l’Amore.
Per questo nel secondo capitolo (Cosa è la Parola di Dio) si affronta la questione della verità simbolica e metaforica della Parola di Dio. La Bibbia non può essere ridotta a un testo che veicola verità scientifiche ma è un testo destinato a divenire carne e vita per i credenti.
Il capitolo terzo dedicato alla figura di Gesù di Nazareth, l’uomo vivente, mi soffermo ad analizzare dal punto di vista storico e di fede l’identità di Gesù come il Cristo. Il lettore potrà lentamente constatare come l’immagine di Gesù vere deus e vere homo è il frutto di una interpretazione della storia del Nazareno a partire dal suo ambiente giudaico e dall’orizzonte apocalittico del suo tempo. La lettura dei grandi concili cristologici non è altro che la ricezione ecclesiale della Buona Notizia presente nel Nuovo testamento ma che ha bisogno continuamente di essere ripensata per poter essere fedeli credenti e credenti intelligenti di quell’uomo Gesù che ha vissuto in Galilea nel I secolo dopo Cristo.
Il quarto capitolo (La resurrezione senza miracolo) ha l’intento di fare il punto sulla storicità della risurrezione, comprendendola come evento non catalogabile alla stregua degli altri eventi mondani, poiché tale evento fa riferimento alla realtà stessa di Dio. Tomba vuota e apparizioni sono segni di questo evento escatologico ma non evidenze storiche dell’avvenuta resurrezione.
Il quinto capitolo (Non solo Gesù) mette a fuoco l’interpretazione post-teista della rilevanza salvifica di Cristo, comprendendone la dimensione cosmica attraverso la rivisitazione dell’idea di mediazione intesa non solamente come individuale (l’uomo Gesù) ma corporativa cioè di interrelazione e connessione. Tre argomenti centrali sono al centro di questo capitolo: l’unicità salvifica di Gesù Cristo, il superamento della distinzione tradizionale tra figliolanza divina e adozione a figli, e infine una rivisitazione del senso teologico dell’impeccabilità di Gesù. Anche in questo capitolo sarà evidente come il ripensamento teologico della fede cristiana ha bisogno di verificare con quali logiche di pensiero si vuole approcciare il dato neotestamentario. Il mio suggerimento in questo capitolo è di passare da una proto-logica in cui il nuovo è già pre-contenuto nell’inizio ad una escato-logica, in cui la novità dell’evento di trasformazione di Gesù nel Cristo è riconosciuta fino in fondo.
La novità dell’evento escatologico porterà nel sesto capitolo a rendersi conto della novità che ha la parola sacrificio quando è applicata dal Nuovo testamento all’evento della croce di Gesù. Il capitolo è intitolato Salvezza senza sacrificio.Attraverso gli impulsi provenienti dalla psicoanalisi di Massimo Recalcati propongo un superamento del fantasma sacrificale e dell’immagine teologica che lo sopporta, cosicché la spiritualità cristiana possa maturare verso una fede adulta.
Il capitolo settimo (Il Cristo cosmico) riprende la distinzione tra Gesù e Cristo, analizzando il termine “Cristo” in chiave cosmica. Con il termine “Cristo” si esprime non solo l’incorporazione dei credenti nel corpo di Cristo ma – seguendo qui Teilhard de Chardin e Karl Rahner – con “Cristo” si fa riferimento anche all’unità di materia e spirito, di divino e umano. In questo capitolo mi soffermo a mettere a fuoco il principio ontologico della individualità degli enti (proprium individuationis) e il loro principio di identità relativa (spirito). Il capitolo si concluderà con un affondo cristologico sul concetto di verbum incarnandum e divenire di Dio.
Il capitolo ottavo (Dio oltre Dio) riprendo i vari temi affrontati nei capitoli precedenti soffermandomi su tre questioni fondamentali che sono poi al centro del dibattito sul post-teismo: la dottrina trinitaria come metafora non duale della relazione “Dio-mondo”; cosa vuol dire che Dio è persona/personale; e infine l’identità tra il vedere Dio e l’essereDio nell’esperienza mistica delle varie tradizioni religiose. È necessario trascendere le forme antropomorfizzate con cui Dio viene pensato e immaginato, attingendo direttamente Dio nella sua divinità, senza alcuna limitazione e senza le caratteristiche che lo definiscono come persona, diventando Dio nel profondo di noi stessi, proprio là dove si dà la forma più alta di unità tra Dio e umanità: cioè nello spirito.
Il rapporto tra Dio e creatura, tra infinito e finito, può essere affrontato da due punti di vista: sub specie hominis e sub specie dei. La comprensione di Gesù come figlio di Dio esprime la conoscenza che Gesù aveva di sé nello sguardo di Dio (genitivo soggettivo); la comprensione di Gesù come uomo esprime la conoscenza che Gesù aveva di sé nello sguardo verso Dio (genitivo oggettivo). La creatura ovvero il finito può comprendersi dalla prospettiva dell’Infinito (figliolanza divina, sub specie dei) oppure dalla prospettiva del finito (creaturalità umana, sub specie hominis). Noi siamo veramente e realmente “figli di Dio” e possiamo comprenderci “di natura divina”, se lasciamo che il nostro logos particolare sia assunto nella stessa ragione di Dio e nel suo sguardo. “L’occhio nel quale io vedo Dio è lo stesso occhio in cui Dio mi vede. L’occhio mio e l’occhio di Dio non sono che un solo occhio, una sola visione, una sola conoscenza, un solo amore” (Meister Eckhart).
L’ultimo capitolo (Perché pregare) affronta la questione della preghiera. Rivisiterò innanzitutto i vangeli per cogliere quale concezione Gesù avesse della preghiera; poi mi soffermerò ad analizzare quanto afferma la tradizione della chiesa attraverso alcuni dei suoi dottori più significativi: per esempio: Agostino e Tommaso d’Aquino. In questo ultimo capitolo si evidenzierà come la maturazione della fede, trattata nel primo capitolo, si coniuga al cammino di trasformazione: dalla preghiera-colloquio alla contemplazione non duale.
La contemplazione riguarda un processo di cambiamento e non tanto un processo di imitazione. Ciò che è avvenuto in Gesù avviene in colui e colei che contempla. Ogni uomo è chiamato a diventare Cristo: pienamente Dio e pienamente umano. Come Gesù ha lasciato essere Dio nella sua persona, così ogni uomo è chiamato a portare alla luce il divino. La contemplazione non si ferma all’imitazione di Cristo ma tende alla conformazione, all’uniformità, alla trasformazione in Cristo.
Il vedere Dio è direttamente proporzionale al diventare Dio. In questo processo di divinizzazione, l’uomo realizzerà tanto più la sua unione spirituale con Dio, quanto più per amor suo annienterà il suo egonel Sé di Dio. La conclusione del capitolo è dedicata ad esaminare le obiezioni sollevate alla preghiera non duale da parte della Congregazione per la Dottrina della fede.
Il percorso che il libro intraprende nei suoi nove capitoli è quello di ripensare la fede cristiana alla luce del post-teismo. Creazione e evoluzione del cosmo, Incarnazione, risurrezione, miracoli e ispirazione della Scrittura, preghiera di richiesta e divinizzazione: sono tutti temi che affronto nel libro Deus DuepuntoZero. Ho scelto questo titolo per evidenziare la necessità di “aggiornare” (appunto “2.0”) l’immagine di Dio che è sottesa nella fede cristiana. Ricordiamo che nei primi secoli del cristianesimo, specialmente durante il periodo dei grandi concili (Nicea e Calcedonia), la fede cristiana fece compiere al rigido monoteismo ebraico un passaggio verso una forma relativa di monoteismo. L’idea dell’unico Dio diede spazio al suo interno ad un altro: l’uomo Gesù. Questo passaggio portò lentamente all’elaborazione della dottrina trinitaria.
L’idea dell’incarnazione fu fondamentale per attuare la trasformazione dell’idea biblica di Dio, anche se accentuò la separazione tra cristianesimo e giudaismo. Tale sviluppo del monoteismo cristiano non fu considerato dalla chiesa un tradimento della fede biblica ma anzi – potremmo dire in un senso evolutivo – il suo compimento. Quanto aveva spinto nei primi secoli del cristianesimo a far evolvere l’idea cristiana di Dio, è ciò che nell’attuale svolta post-teista sta spingendo il cristianesimo a compiere un ulteriore passo verso l’oltre (trans-) Dio (theós). La presente rivoluzione teologica non fa altro che ripensare il Dio senza Dio della secolarizzazione – fenomeno questo tipico dell’età moderna e contemporanea – in direzione del Dio oltre Dio. Deus DuepuntoZero.
INDICE
Introduzione
1. La svolta post-teista
2. Cambiamento di paradigma
3. Quale logos per la teologia?
4. Oltre l’apologetica
5. Dalla dualità alla non dualità
6. Il percorso del libro
Capitolo I: Credere in Dio senza Dio
1. Cos’è il post-teismo?
1.1. Post-teismo e deismo
1.2. Oltre il mito cristiano
2. Dietrich Bonhoeffer e la fede matura
2.1. Il Dio tappabuchi
2.2. Il Dio tutore
3. Verso una spiritualità post-secolare
3.1. Lo tzim-tzum e l’idea di Dio
3.2. Dal ritrarsi di Dio al suo ritratto
3.3. Dio senza perché
3.4. Dio infinito e la mente finita
4. La parola Dio
4.1. Il referente della parola Dio
4.2. Dio esiste?
4.3. Dio: il senso dell’utopia
4.4. Il nulla di Dio
4.5. Dio non è persona, ma più che persona
4.6. Una diversa parola su Dio
4.7. La parola Padre per Dio
5. Unità di forma e materia
5.1. Materia: tra scienza e filosofia
5.2. Materia e spirito nel creato
5.3. Parola, informazione e inter-relazione
5.4. Fisica, filosofia e teologia: qual è la matrice della realtà?
6. Essere e nulla
6.1. L’ente e l’intero
6.2. Identità divina e vita assoluta
6.3. Nihil come proprio della creatura
6.4. Lo spirito come proprio di Dio
7. Dio e la questione del male
7.1. La questione del male nel Catechismo della Chiesa Cattolica
7.2. Il male in una prospettiva evolutiva
7.3. La visione post-teista del male
7.3.1. La forza annientatrice del male
7.3.2. Dio l’Anti-male, senza ira
7.4. Il male è relativo
7.4.1. Dio senza miracoli
7.4.2. La relatività ontologica del creato
7.4.3. Qual è la realtà del diavolo?
8. Verso nuovi orizzonti
8.1. La visione dinamica del Concilio Vaticano II
8.2. La visione relazionale della realtà
9. Le tappe verso la fede matura
9.1. La fase pre-critica della fede
9.2. La fase critica della fede
9.3. La fase post-critica della fede
9.3.1. Significato simbolico delle verità di fede
9.3.2. Distinzione tra credenza e fede
Capitolo II: Cosa è la Parola di Dio
1. Le due dimensioni della Parola di Dio
1.1. Fede e rivelazione
1.2. Come si rivela Dio?
2. Due modelli di rivelazione
2.1. Il modello interiore di rivelazione
2.2. La Parola di Dio è umana: inerranza, ispirazione e incarnazione.
3. Il linguaggio della Bibbia
3.1. Prospettiva antropocentrica e teocentrica
3.2. Dio immutabile e mutabile
3.3. Lo sguardo di Dio
3.4. La valenza metaforica e simbolica del linguaggio teologico
3.5. L’evoluzione del linguaggio biblico e della comprensione di Dio
3.6. Verso una comprensione cosmica e universale della Parola di Dio.
Capitolo III: Gesù di Nazareth, l’uomo vivente.
1. La redazione del Nuovo testamento
1.1. La cronologia dei Vangeli
1.2. La questione canonica dei Vangeli
2. Il Gesù della ricerca storica
2.1. Il criterio di imbarazzo e il battesimo di Gesù.
2.2. Dai Vangeli al Gesù storico
2.3. Qual è la verità dei Vangeli?
2.4. La visione pre-moderna dei vangeli e della chiesa primitiva
3. Le apparizioni di Gesù: fondamento dei Vangeli
3.1. Dall’evento escatologico della risurrezione alla sua storicizzazione
3.2. L’origine del culto a Gesù
3.3. Cosa è mai accaduto nelle apparizioni pasquali?
3.3.1. Esperienze di interiorizzazione e interpretazione
3.3.2. La tradizione petrina e la tradizione femminile
3.3.3. L’esperienza paolina
4. Dai fatti avvenuti agli eventi creduti
4.1. Le tradizioni religiose dei Vangeli
4.2. Cristologia ascendente e discendente dei vangeli
5. L’ebraicità di Gesù
5.1. Quale Gesù?
5.2. Il Gesù costruito dei vangeli
6. Gesù di Nazareth e Paolo di Tarso
6.1. Paolo e la Legge
6.2. Gesù e la Legge
6.2.1. La purificazione del Tempio
6.2.2. Gesù: un riformatore?
7. La ricerca sul Gesù storico e la fede in Gesù il Cristo
7.1. Conoscenza storica e conoscenza dogmatica
7.2. Presupposto e fondamento della fede
7.3. Giudizi storici e giudizi di fede
7.4. Oggetto formale di ragione e oggetto formale della fede
7.8. Due punti di vista sull’identità di Gesù
7.9. La verità dei Vangeli dell’Infanzia (Mt 1-2; Lc 1-2).
7.9.1. Il theologoumenon del concepimento verginale
7.9.2. Nato a Betlemme o a Nazareth?
7.10. La verità storica della sepoltura di Gesù
8. Giovanni Battista e Gesù di Nazareth
8.1. Gesù: un apocalittico
8.2. La rilettura di Gesù come Messia sofferente
9. Da profeta apocalittico a Figlio di Dio
9.1. Gesù profeta escatologico
9.2. Gesù Messia sofferente
9.3. Gesù: Figlio dell’uomo
9.4. Gesù: Figlio di Dio
9.5. Gesù divenuto divino
9.6. La divinità inclusiva di Gesù risorto
10. La communicatio idiomatum
10.1. L’umanità di Gesù e il Christus totus
10.2. Lo scambio degli attributi
10.3. Ripensare lo scambio degli attributi
Capitolo IV: La resurrezione senza miracolo
1. Le apparizioni di Gesù
1.1. Le caratteristiche delle apparizioni del risorto
1.2. La morte di Gesù e il suo carattere di apparizione
1.3. L’aspetto corporativo delle apparizioni di Gesù
1.4. La dinamica della fede pasquale
1.4.1. La dimensione simbolica dei racconti di apparizione
1.4.2. Esperienza fisica e spirituale del risorto
2. La novità della risurrezione
2.1. Creazione e resurrezione
2.2. La dimensione universale della resurrezione
2.3. Gesù risorto e il Cristo cosmico
3. La sepoltura di Gesù
3.1. Tomba vuota o piena?
3.2. Fossa comune e Giuseppe di Arimatea
3.3. Fede pasquale senza tomba vuota
3.3.1. Il corpo spirituale nella concezione paolina
3.3.2. La resurrezione di Gesù e la nostra
3.4. La resurrezione nella morte
3.4.1. L’identità del corpo risorto
3.4.2. Dal corpo individuale al corpo di Cristo
3.4.3. Carne – sarx – ego
3.4.4. La concezione di Karl Rahner del corpo spirituale
4. La dimensione cosmica della resurrezione
Capitolo V: Non solo Gesù
1. Due modelli dell’agire salvifico di Dio
2. La dinamica partecipativa e corporativa dell’evento pasquale
2.1. Partecipazione mariologica dell’identità escatologica di Gesù
2.2. Primum in intentione, in executione
2.3. Il Progetto e il Logos di Dio
2.4. La mediazione partecipata di Maria
3. Gesù unico mediatore e salvatore
3.1. La mediazione di Gesù: dogma di fede o dato di ragione?
3.1.1. La contingenza storica della mediazione di Gesù
3.1.2. La comprensione di fede della contingenza storica di Gesù
3.2. Il modello partecipativo della mediazione
3.2.1. «Il regno di Dio è dentro di voi!» (Lc 17,21)
3.2.2. Da Salvatore a evento salvifico
4. Salvezza in prospettiva post-teista
4.1. Salvezza nel mondo e unione ipostatica
4.2. Inabitazione e incarnazione in Tommaso d’Aquino
4.3. Natura chenotica di Dio e cristologia graduale
4.4. La mediazione di salvezza
4.4.1. L’azione salvifica di Dio nel mondo
4.4.2. Dio è amare
5. La visione post-teista della salvezza
5.1. Unicità della Parola di Dio e unicità di Gesù
5.2. La visione corporativa della salvezza
5.3. La dimensione cattolica della salvezza
5.4. Totus Christus e totum Christi
5.4.1. Da Gesù di Nazareth a Cristo
5.4.2. Salvezza ed essere generati da Dio
6. La figliolanza divina di Gesù e la figliolanza nostra adottiva
6.1. Dio mio e Dio vostro, Padre mio e Padre vostro
6.2. Mονογενὴς e πρωτότοκος
7. Ri-pensare l’unione ipostatica
7.1. Homo assumptus e unio hypostatica
7.2. Il Cristo e l’unione delle due nature
7.3. Unione ipostatica: creata o increata?
7.3.1. Verbum incarnandum
7.3.2. La natura teandrica di Dio
7.3.2. La parabola del Padre e dei due figli
8. Gesù è stato salvato dal peccato?
8.1. Il perfezionamento di Gesù
8.2. L’impeccabilità di Gesù
8.3. Dalla escatologica alla protologica
9. La salvezza delle creature
9.1. Il flusso della grazia
9.2. La grazia attiva l’umano
10. Ri-pensare la categoria di mediazione
10.1. Mediazione esterna e incarnazionale
10.2. Mediazione interna e sapienziale
10.3. Comprendere il battesimo in maniera sapienziale
Capitolo VI: Salvezza senza sacrificio
1. Il sacrificio simbolico
2. Il fantasma sacrificale
3. Il rito dell’espiazione nel Nuovo testamento
3.1. La dinamica dell’espiazione vicaria
3.2. Il capovolgimento della dinamica dell’espiazione
3.3. La riconciliazione di Dio
4. Spiritualità senza sacrificio
4.1. Peccato originale e sacrificio
4.2. Dal sacrificio al dono della vita
Capitolo VII: Il Cristo cosmico
1. Gesù diventato Cristo
1.1. Identità intenzionale e identità reale tra Gesù e Cristo
1.2. Gesù è il Cristo, non Dio
1.3. Gesù è e non è il Cristo
2. Materia e spirito
2.1. La Materia non è più materia
2.2. Il difficile problema della consapevolezza
2.2.1. I modelli filosofici per spiegare l’emergere della consapevolezza
2.2.2. Consapevolezza e Anima del mondo
3. L’essere di Dio come causa formale degli enti
3.1. La concezione della materia di Rahner
3.2. Dio causa formale del creato
3.3. L’identità relativa di Dio e creato
3.4. Cristo simbolo della realtà
4. Proprium individuationis e Spirito
4.1. Il nulla di Meister Eckhart
4.2. Il nulla di Eberhard Jüngel
4.3. Il nulla di F. W. J. Schelling
4.4. La negazione della partecipazione ontologica
4.5. Dalla persona individuale alla persona corporativa di Cristo
5. L’incarnazione cosmica di Dio
5.1. Agire naturale e soprannaturale di Dio
5.2. La relatività creata di Dio
5.3. Dio è la Sua creazione
5.4. Il Cristo come verbum incarnandum
5.4.1. Differenziazioni graduali in Dio?
5.4.2. Divenire in Dio?
5.4.3. Tommaso d’Aquino e il divenire di Dio
Capitolo VIII: Dio oltre Dio
1. L’autocomprensione di Gesù
1.1. La comprensione teista di Gesù
1.2. La comprensione non duale di Gesù
1.3. La comprensione non duale dei cristiani
2. Genesi della dottrina trinitaria
2.1. I primi sviluppi del monoteismo relativo della chiesa primitiva
2.2. La divinità di Gesù
2.2.1. La concezione subordinazionista
2.2.2. La concezione modalista
2.3. La Trinità come mistero salvifico
3. Fede e ragione
3.1. Credere nella Trinità e divinizzazione
3.2. Il logos dell’Assoluto e la fede
3.3. Comprendere in Cristo
3.4. Realizzare l’immagine di Dio e diventare figli di Dio
3.5. Il linguaggio trinitario
3.5.1. Non dualità e relatività di Dio
3.5.2. Monismo relativo e identità di Dio
3.5.3. Dalla logica alla visione trinitaria
4. Dio è persona?
4.1. Persona e individuo
4.2. Tre persone o tre individui?
4.3. Dio e divinità
4.3.1. Natura trans-personale di Dio
4.3.2. Unità di teologia ed economia
4.3.3. Nirguna brahman e saguna brahman
4.3.4. Deus e divinitas in Eckhart
4.3.5. Divinità e relazione assoluta
4.3.6. Amore di predilezione e differenza creaturale
5. Vedere e diventare Dio
5.1. Conoscenza catafatica e apofatica di Dio
5.2. Vedere Dio e morire in Dio
5.3. Dal credere al vedere
5.4. Vedere sé come Dio
Capitolo IX: Perché pregare?
1. La preghiera secondo Gesù
1.1. Preghiera e sguardo di Dio
1.2. L’intimità fiduciosa della preghiera
2. La preghiera nei dottori della Chiesa
2.1. Dio senza miracoli
2.2. La realtà realizza se stessa nella preghiera
2.3. L’amore di Dio e il male
3. La crescita della coscienza religiosa teista
3.1. Le fasi della crescita religiosa
3.2. I tre livelli di accesso alla realtà divina
3.3. I livelli di accesso nella tradizione cabalista
3.4. Il fondo dell’anima
4. Diventare convisionari
4.1. Contemplazione non duale
4.2. Unità nello spirito
4.3. La metànoia spirituale
4.4. Metànoia e vita nascosta
4.4. Accesso primario e accesso secondario con Dio
5. Preghiera cristiana e non dualità
5.1. Visione immediata e conoscenza apofatica di Dio
5.2. Incarnazione di Dio e mediazione interna
5.3. Colloquio con Dio e uniformità di essenza
5.4. Perdita dell’ego e guadagno del sé/Sé
5.5. La disciplina della grazia
Conclusioni